V Indagine annuale ADI - Dottorato di Ricerca

Martedì 9 giugno, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, si è tenuta la presentazione della sezione tematica “Dottorato di Ricerca” della V Indagine annuale ADI.

Nel corso della conferenza, cui ha preso parte l’On. Manuela Ghizzoni, sono stati presentati i risultati delle ricerche realizzate dall’Associazione (vedi allegati) su: il numero di posti di dottorato banditi, lacopertura delle borse di studio, i mutamenti nella tassazione per l'iscrizione e la frequenza dei dottorati di ricercalivelli di retribuzione status dei dottorandi. Tali dati sono stati analizzati tenendo sulla base dei trend degli ultimi cinque anni, durante i quali la legislazione in materia ha subito frequenti e significative variazioni.


Posti di dottorato banditi e copertura borse - Presentazione "Il dottorato di ricerca in Italia: precario stato di salute di un giovane trentenne"

  • Per effetto del DM 45/2013 e della nota ministeriale 436/2014 il numero di posti di dottorato banditi annualmente a livello nazionale è diminuito, in un solo anno, del 25%. Questo drammatico ridimensionamento non è che l’ultima tappa di un declino che dura da almeno 8 anni.
  • Il numero di dottorandi ogni 1.000 abitanti, che collocava l’Italia in fondo alle graduatorie europee già nel 2012, senza un’inversione di tendenza, da qui al 2016 subirà un ulteriore ridimensionamento, con una situazione insostenibile specialmente per gli atenei del Sud.
  • L’offerta di posti di dottorato è caratterizzata da una forte concentrazione e sperequazione: per il XXX ciclo 10 Università (e 8 città) garantiscono il 44% dei posti mentre 7 regioni (una sola delle quali nel Sud Italia) coprono il 74,5% delle posizioni bandite.

La tassazione per la frequenza dei corsi di dottorato - Presentazione "La tassazione per la frequenza dei corsi di dottorato"

  • L’osservazione dello scenario nazionale indica una preoccupante tendenza verso una tassazione fissa e indipendente dalla capacità economica delle famiglie dei dottorandi. Nel passaggio tra il XIXX e il XXX ciclo la percentuale degli atenei che operano una tassazione dei dottorandi senza borsa parametrata sull’ISEE si riduce dal 60% al 53%; in altri 10 atenei la tassazione minima aumenta mentre si riduce la tassazione massima.
  • Gli atenei che tassano anche i dottorandi con borsa, possibilità introdotta dal DM 45/2013, salgono da 9 a 15.
  • Il livello della tassazione media è decisamente più alto negli atenei del Sud rispetto agli atenei del Nord Italia, sia in termini assoluti sia in termini di incidenza sul reddito medio pro capite per Regione.

Remunerazione e status dei dottorandi italiani rispetto allo scenario europeo - Presentazione "«I migliori standard europei»? Il confronto con le altre realtà nazionali"

  • In base alle elaborazioni ADI sui dati Eurostat, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di dottorandi ogni 1.000 abitanti. Il dato, per effetto dei recenti provvedimenti normativi e del definanziamento degli ultimi 8 anni, è destinato a peggiorare ulteriormente
  • Lo status giuridico del dottorando italiano rimane in una condizione di sostanziale ambiguità e non consente di accedere alle prestazioni sociali riconosciute (es. indennità di disoccupazione) in quei Paesi in cui il dottorando è inquadrato come lavoratore.
  • La remunerazione dei dottorandi italiani rimane perlopiù al di sotto dei livelli dell’Europa del Nord e Continentale, specie laddove ai dottorandi è riconosciuto lo status di lavoratori.

«Dall'attività di indagine emerge come nel Paese stia esplodendo una questione gravissima: quella di una distribuzione sempre più diseguale delle opportunità di accesso e delle condizioni di vita e di ricerca all'interno del dottorato. Dinanzi alla polarizzazione e alla concentrazione delle risorse in pochi nuclei, si pone in modo drammatico la questione delle aree deboli e del Mezzogiorno d'Italia. Non si tratta della solita richiesta assistenziale ma di un richiamo all'unità e all'equità tra i territori italiani» ha commentato Antonio Bonatesta, Segretario Nazionale ADI.

«Partiamo dalla consapevolezza della natura ibrida del percorso di dottorato, in cui formazione e pratica della ricerca si intrecciano in modo complesso, e dalla considerazione che il sistema accademico, sempre più privo di risorse e sotto organico, si rivolge ai dottorandi per assicurarsi una determinata parte delle attività accademiche. Si dice che non si dovrebbe fare, ma di fatto si fa. Dinanzi allo sfruttamento del lavoro dei dottorandi allora abbiamo due alternative: reprimere, attraverso sorveglianza e burocrazia; oppure legalizzare una tale situazione trasformando la figura giuridica del dottorando, per il riconoscimento del diritto al reddito, di adeguati standard europei di remunerazione e di maggiori tutele sociali» conclude Bonatesta.

 


Rassegna stampa presentazione Roma 30 maggio

Il Manifesto, Roberto Ciccarelli, "Giovani, sfruttati e senza carriera. Ecco chi sono i dottorandi in Italia", 9 giugno 2015

Scuola24, Marzio Bartoloni, "Dottorati crollati del 25% in anno e due terzi dei posti è al Centro Nord", 10 giugno 2015.

Sole 24 Ore, Marzio Bartoloni, "Dottorati crollati del 25% in anno e due terzi dei posti è al Centro Nord", 10 giugno 2015.

Avvenire, Paolo Ferrario, "Poche opportunità e tasse alte: in un anno perso il 25% dei ricercatori", p. 12, 12 giugno 2015.

Repubblica.it, Corrado Zunino, "La triste parabola dei dottorandi e dottori",  12 giugno 2015.

Il Fatto Quotidiano Blog, Alessandro Cannavale, "Ricercatori: #Perchénoino? L’urlo dei lavoratori (o quasi) della conoscenza", 13 giugno 2015.