Libertà di ricerca, libertà di divulgazione. Un commento sui fatti di Verona

Libertà di ricerca, libertà di divulgazione. Un commento sui fatti di Verona

In una nota divulgata il 17/5/2018 il Rettore dell'Università di Verona, Prof. Nicola Sartor, ha manifestato l'intenzione di sospendere (e rinviare a data di destinarsi) la "Giornata di Studio e di formazione aperta al pubblico sulle migrazioni LGBTI: Richiedenti asilo: orientamento sessuale e identità di genere", prevista per il 25/5/2018 presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche.

L'iniziativa scientifica dell'Ateneo era stata nell'ultima settimana oggetto di strumentalizzazioni politiche e contestazioni a mezzo stampa da parte di alcuni esponenti politici della città di Verona, che hanno reso il simposio rivolto alla cittadinanza oggetto delle proprie invettive razziste e omofobe. Come ADI - e dunque come associazione che pone al suo cuore la libertà della ricerca e dei ricercatori tutti - riteniamo che la presa di posizione del Rettore dell'Università di Verona appaia contraria al ruolo che egli è chiamato a svolgere come tutore ultimo della libertà scientifica all'interno del proprio Ateneo.

Nelle parole del Rettore la sospensione è dettata dal fatto che  "l'evento è uscito dall’ambito scientifico per diventare terreno di contrasto e soprattutto di ricerca di visibilità per diversi attivisti di varia estrazione".

In primo luogo, ci preme evidenziare che è la politica ad introdursi impropriamente in un dibattito rivolto alla cittadinanza e tenuto da esperti di diversi settori su "temi politicamente ed eticamente controversi come quelli delle migrazioni e dell’orientamento sessuale delle persone". Continua infatti la nota sottolineando che "d’altra parte all’Università spetta il compito di indagare, usando il metodo scientifico, anche i fenomeni demografici e sociali più attuali e controversi".

L'esito della libertà di ricerca, sancita dall'art.33 della nostra Costituzione, non è tuttavia in nessun modo assimilabile a quanto auspicato dal Prof. Sartor, cioè "l'incoraggiamento" ai colleghi "a proseguire i lavori di ricerca, nel rispetto delle libertà sancite dall’art. 33 della nostra Costituzione, dentro l’Ateneo e nella comunità scientifica", in quanto tale libertà si estrinseca non soltanto come libertà di studio ed indagine nei confini fisici dell'Ateneo, ma anche e soprattutto quale libertà di divulgazione dei risultati della ricerca, coerentemente con la terza missione dell’Università.

Ostacolare il contatto tra ricerca e cittadini, impedire ai ricercatori di esporre alla popolazione gli esiti dei propri studi, in virtù di una presunta "sensibilità politica" degli stessi rappresenta il vulnus più grande alla libertà della ricerca, poiché abbraccia la cultura della paura e l'annichilimento della ricerca ogni qual volta essa si trovi ad avere oggetto tematiche che inevitabilmente possono essere oggetto del dibattito politico e per ciò stesso "attuali e controverse".

L'essenza stessa della libertà di ricerca, così come voluta e pensata dai padri costituenti, risulta dunque messa in pericolo dalla decisione dell'Università di Verona di piegare il capo di fronte a strumentalizzazioni politiche e rinchiudere il pensiero scientifico entro le strette mura universitarie.

È per questo che chiediamo che il Magnifico Rettore dell’Università di Verona torni sui suoi passi e garantisca, con l’adozione delle misure necessarie a tal fine, il regolare svolgimento dell’evento nella data prevista. Qualsiasi altra scelta dovrebbe portare il rettore a prendere atto del proprio fallimento come garante della libertà scientifica del proprio Ateneo, e a rassegnare le proprie dimissioni.

 

AGGIORNAMENTO 25/05/2018: secondo la testata VeronaSera il Rettore dell'Università di Verona, Prof. Nicola Sartor, ha fissato la data della "Giornata di Studio e di formazione aperta al pubblico sulle migrazioni LGBTI: Richiedenti asilo: orientamento sessuale e identità di genere" al prossimo 21 settembre. Come ADI non possiamo che plaudire alla decisione del Rettore e dell'ateneo scaligero, e ci auguriamo che tutte le università italiane difendano, di qui in avanti, il sacro principio della libertà della ricerca contro ogni intimidazione.

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