Milleproroghe su assegni di ricerca: un primo passo verso la semplificazione del pre-ruolo

Il 24 febbraio scorso il Senato ha convertito in legge il Decreto Milleproroghe. Il decreto equipara gli assegni di ricerca ex L. 240/2010 (c.d. Legge Gelmini) agli assegni definiti dalla precedente normativa (L. 449/1997) per l’accesso alla posizione di RTDb.

Accogliamo con soddisfazione l’equiparazione degli assegni di ricerca ex L. 240/2010 agli assegni definiti dalla precedente normativa, misura su cui ci siamo già espressi un mese fa. Si tratta di un primo importante passo verso la semplificazione di quella giungla di figura contrattuali precarie che i giovani ricercatori devono attraversare per avere la possibilità di accedere al ruolo. La Legge Gelmini infatti stabiliva che per accedere ai contratti da ricercatore a tempo determinato di tipo b – che, una volta ottenuta l’abilitazione scientifica nazionale, consentono la chiamata diretta da parte dell’ateneo – fosse necessario aver ricoperto la posizione da ricercatore a tempo determinato di tipo a (3+2 anni) o in alternativa avere 3 anni di assegno di ricerca ex normativa precedente.

Adesso sarà possibile abbreviare notevolmente il percorso accademico di migliaia di colleghi, con un effetto positivo sul loro iter professionale e sulle loro prospettive biografiche, nonché sulla qualità della ricerca prodotta dagli atenei in cui lavorano. Al contempo ciò renderà non più indispensabile, per l’accesso alla posizione tenured, il passaggio attraverso il contratto di RTDa, il cui effetto principale è quello di prolungare dai 3 ai 5 anni il periodo di precariato vissuto da tanti giovani ricercatori.

Data la ratio dell’intervento rimane comunque la perplessità per la mancata previsione di un accesso agli RTDb per i colleghi che pur non possedendo i requisiti finora previsti (RTDa o 3 anni di assegno ex L. 449/1997 o L. 240/2010) hanno già conseguito l’abilitazione scientifica nazionale.