Richiesta di presa di posizione e di mozione in merito alle relazioni e agli accordi tra le Università italiane e le istituzioni universitarie e di ricerca israeliane

Alle Magnifiche Rettrici e ai Magnifici Rettori delle Università italiane

Agli Organi accademici delle Università italiane

Alle Comunità universitarie d’Italia

 

Le università non sono soltanto luoghi di formazione e di ricerca: esse rappresentano comunità etiche e civili, chiamate dalla Costituzione italiana a contribuire alla promozione dei diritti inviolabili dell’uomo, al ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e alla libera responsabilità nella produzione di cultura e di conoscenza. È in nome di tali principi che oggi chiediamo una presa di posizione chiara e immediata.

L’occupazione dei territori palestinesi da parte dello Stato di Israele, iniziata nel 1967, rappresenta la più lunga occupazione militare della storia contemporanea. La fase di escalation aperta dagli eventi terroristici del 7 ottobre 2023 ha prodotto l’inasprimento dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza e il rafforzamento del blocco illegale che impedisce l’accesso a forniture mediche e alimentari essenziali. Tale situazione ha prodotto violazioni sistematiche dei diritti umani fondamentali, una crisi umanitaria senza precedenti e la commissione di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e del crimine di genocidio

Nel 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che i territori palestinesi costituiscono un’unica entità politica e che l’occupazione israeliana, unitamente all’espansione degli insediamenti da parte di organizzazioni di coloni e allo sfruttamento delle risorse naturali, costituisce violazione del diritto internazionale.

Alla 59a sessione del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, la Relatrice Speciale Francesca Albanese ha presentato il Rapporto “From economy of occupation to economy of genocide”, che documenta come l’occupazione di stampo coloniale da parte d’Israele si regga su un sistema economico-industriale in cui il settore accademico e della ricerca svolge un ruolo centrale nella produzione di tecnologie, conoscenze e narrazioni funzionali all’apartheid, travalicando ogni ambito del sapere (parr. 82-86). Mantenere relazioni con università che alimentano tale apparato significa legittimarlo indirettamente.

Il 16 settembre 2025, la Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite ha accertato che Israele sta commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza. Secondo la Commissione, governo ed esercito israeliani hanno realizzato quattro dei cinque atti tipizzati dalla Convenzione del 1948: uccisioni di membri del gruppo; gravi lesioni fisiche e mentali; imposizione di condizioni di vita intese alla distruzione; misure per impedire le nascite.

A fronte di questo quadro e dell’avvio dell’operazione di terra a Gaza City, non è più possibile per le università italiane mantenere una posizione neutrale e attendista. Numerosi Atenei hanno già approvato mozioni di condanna e sospeso relazioni accademiche con le università israeliane. Oggi occorre una posizione comune, nazionale, che restituisca coerenza e dignità all’intero sistema universitario italiano.

Per questo è necessario:

  1. condannare pubblicamente l’uso della forza militare e gli atti di genocidio perpetrati da Israele nella Striscia di Gaza;
  2. rivolgere un appello unitario al Governo italiano e al Parlamento perché sia garantita la piena attuazione delle risoluzioni ONU sui rapporti tra Palestina e Israele;
  3. sostenere, nelle sedi della CRUI, presso il MUR e in ogni sede istituzionale, una posizione condivisa delle Università italiane a favore dell’autodeterminazione del popolo palestinese e del riconoscimento dello Stato di Palestina;
  4. sospendere immediatamente gli accordi istituzionali già in essere con le Università israeliane e i progetti che coinvolgono studentesse, studenti, ricercatrici e ricercatori;
  5. impegnarsi a non intraprendere nuovi accordi, né a rinnovare quelli in scadenza, con università ed enti israeliani direttamente coinvolti o conniventi con il regime di occupazione e apartheid.

Chiediamo inoltre che gli Atenei italiani promuovano un coordinamento nazionale delle università per la Palestina, per effettuare  mozioni, iniziative pubbliche e azioni comuni di sostegno alla popolazione studente, ricercatrice e lavoratrice della Palestina.

La storia giudicherà le scelte e le omissioni compiute oggi. Le università italiane hanno l’opportunità e il dovere di collocarsi dalla parte del diritto internazionale, della giustizia e della dignità umana. Non farlo significherebbe tradire la loro stessa missione.

 

Gianna Fracassi                                                                                                      Davide Clementi

Segretaria generale FLC-CGIL                                       Segretario nazionale ADI