Per un intervento urgente e di sistema contro il precariato universitario

Per un intervento urgente e di sistema contro il precariato universitario

In queste settimane si sono tenute nei nostri atenei molteplici assemblee di ricercatori a tempo determinato, assegnisti, dottorandi e collaboratori con l’obiettivo di chiedere all’attuale governo un piano complessivo di investimenti finanziari e di reclutamento per l’Università italiana. Questo percorso di discussione e di mobilitazione vedrà una tappa importante di sviluppo il prossimo 17 novembre, con un’assemblea nazionale del coordinamento “Ricercatori Determinati” che si terrà a Roma.

Allo stesso tempo, per tornare a porre l’attenzione sul dramma rappresentato dalle intelligenze e competenze che il nostro paese produce e abbandona, un gruppo di docenti ha promosso un appello e una raccolta di firme per un piano straordinario per affrontare la questione del precariato universitario.

ADI sostiene con forza questo appello, che pubblica qui di seguito, ed invita tutti i docenti universitari a firmarlo. Per sottoscrivere l'appello, è sufficiente inviare una email a per [dot] precari [dot] uniatgmail [dot] com.

 


Siamo docenti universitari, impegnati quotidianamente nella ricerca e nella diffusione di conoscenza all’interno degli atenei di tutta Italia. Dal 2010, dall’approvazione della Legge Gelmini, abbiamo assistito ad una riduzione pesante e progressiva dell’organico: 15.000 colleghi strutturati sono infatti scomparsi in questo periodo dagli organici. In questi stessi anni abbiamo conosciuto una nuova esplosione nelle università di forme di lavoro atipiche e a tempo determinato: ai 3.500 ricercatori a tempo determinato “di tipo A” e 2.500 “di tipo B” si affiancano i quasi 15.000 assegnisti di ricerca. A questi si aggiungono poi anche circa 19.000 persone che svolgono attività di docenza con contratti di supporto alla didattica, spesso a titolo gratuito.

La precarietà del lavoro di ricerca e didattica è dunque la norma in tutti gli atenei italiani. Una norma spesso essenziale per il loro funzionamento, perché risponde innanzitutto alle carenze di organico e alla scarsità di opportunità di reclutamento. Migliaia, decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, con anni di formazione e spesso anche lunghi percorsi professionali alle proprie spalle, che non solo non hanno nessuna stabilità e prospettiva, non solo hanno percorsi e coperture reddituali spesso intermittenti, ma che rischiano concretamente di essere espulsi dall’accademia a 40 o 50 anni d’età, nel pieno della loro vita lavorativa, senza nessuna protezione sociale e spesso senza alcun reale sbocco professionale. Non solo un misfatto nei confronti di chi ha comunque prestato un’opera indispensabile per il funzionamento delle università, ma anche uno spreco sociale che l’Italia non si può e non si deve permettere. I docenti e ricercatori precari delle Università sono stati colpiti da un’ulteriore ingiustizia con l’esclusione dalla cosiddetta Legge Madia che consente, nel settore della ricerca, di utilizzare procedure specifiche per il reclutamento a tempo indeterminato di ricercatori a termine.

Per l’Università non sono stati previsti né stanziamenti economici finalizzati al nuovo reclutamento, né una semplificazione dei canali di accesso alla docenza e alla ricerca.

Capita così, in alcuni settori, che negli stessi studi e negli stessi laboratori dove lavorano fianco a fianco precari inquadrati negli istituti nazionali di ricerca e precari inquadri nelle università (spesso più per caso che per altro), i primi siano finalmente inquadrati in ruoli a tempo indeterminato ed i secondi rimangano invece in una condizione di incertezza, o magari debbano poi abbandonare per l’esaurirsi del finanziamento.

Vengono così tagliate fuori diverse migliaia di lavoratori e lavoratrici immersi in un arcipelago infinito di tipologie contrattuali.

E tutto questo in mancanza di una seria riforma del pre-ruolo in grado di assorbire generazioni di possibili futuri ricercatori.

Siamo convinti che per un rilancio della didattica e della ricerca nei nostri atenei serva intervenire con risorse giuste e adeguate, per far fronte al depauperamento dell’offerta formativa accademica e per assicurare diritti e tutele.

Servono non solo risorse, ma anche un vero piano straordinario (oltre che la revisione del sistema del pre-ruolo universitario) per individuare percorsi di consolidamento delle carriere e di reclutamento e quindi dare un futuro a una generazione di docenti e ricercatori, già pesantemente colpita dal decennio di contrazione dell’università italiana. La prossima Legge di Bilancio, in corso di discussione e approvazione può e deve essere, a nostro avviso, l’occasione per prevedere queste risorse, per definire questo piano straordinario, per iniziare a garantire questo futuro ai lavoratori precari dell’università.

La previsione di 1000 ricercatori a tempo determinato di tipo B è largamente insufficiente e non garantirà alcun nuovo reclutamento, e si accompagna, peraltro, a una riduzione complessiva delle risorse per il sistema universitario.

Facciamo quindi appello a tutte le forze politiche e sociali affinché si torni a finanziare strutturalmente l’università e la ricerca, e di iniziare a farlo partendo da chi si è impegnato in questi anni per farla sopravvivere. Un intervento di giustizia sociale e nello stesso tempo un investimento sui giovani e per il futuro del Paese.

 

PRIMI FIRMATARI:

  • Alessandro Arienzo (Università Federico II Napoli)
  • Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo)
  • Piero Bevilacqua (già Università della Sapienza)
  • Giuseppe Cacciatore (già Università Federico II Napoli, emerito, Accademico dei Lincei)
  • Roberta Calvano (Unitelma Sapienza)
  • Luciano Canfora (emerito Università di Bari)
  • Carlo Galli (Alma Mater, Università di Bologna)
  • Adriano Giannola (Università Pegaso, Presidente Svimez)
  • Elena Pettinelli (Università Roma 3)
  • Paolo Rossi (Università di Pisa)
  • Ginevra Salerno (Università Roma 3)
  • Rosella Tinaburri (Università di Cassino)
  • Gianfranco Viesti (Università di Bari)
  • Giovanna Vertova (Università di Bergamo)
  • Chiara Volpato (Università di Milano Bicocca)
  • Antonio Antoccia (Università Roma 3)
  • Gianfranco Borrelli (già Università Federico II Napoli)
  • Sergio Brasini (Università di Bologna)
  • Fortunato Maria Cacciatore (Università della Calabria)
  • Aldo Corcella (Università della Basilicata)
  • Monica Dall'Asta (Università di Bologna)
  • Ignazio Drudi (università di Bologna)
  • Paolo Fanti (Università della Basilicata)
  • Alessandra Ferrighi (IUAV)
  • Romana Frattini (già Università Cà Foscari di Venezia)
  • Pietro Graglia (Università di Milano)
  • Gianluca Imbriani (Università Federico II Napoli)
  • Donata Meneghelli (Università di Bologna)
  • Mariagrazia Monaci (Università della Valle d’Aosta)
  • Teresa Numerico (Università Roma 3)
  • Peter Paschke (Università Cà Foscari Venezia)
  • Roberto Purrello (Università di Catania)
  • Luca Scacchi (Università della Valle d’Aosta)
  • Antonella Sgura (Università Roma 3)
  • Giorgio Tassinari (Università di Bologna)
  • Valerio Tramutoli (Univ. della Basilicata)
  • Sergio Zilli (Università di Trieste)