8. Migliorare la relazione dottorando-supervisore

La relazione tra dottorando e supervisore è un tema complesso e delicato, includendo una dimensione tanto professionale quanto umana. Lo sviluppo positivo di questa relazione è determinante per la qualità della formazione dottorale e per il benessere di ogni dottorando.

Attualmente, la profonda asimmetria di potere tra dottorando e supervisore “intrappola” i dottorandi in una relazione profondamente sbilanciata. In questo quadro i dottorandi non hanno a loro favore alcuna reale ed efficace tutela. Accanto ai numerosi docenti che svolgono il loro ruolo di mentori in tutta correttezza, con consapevolezza e passione, ve ne sono altri che sottopongono i propri dottorandi a costanti abusi: l’obbligo di svolgere attività di didattica non retribuita oltre le 40 ore annue, l’appropriazione di ricerche in gran parte svolte dai dottorandi, il disinteresse per le attività del dottorando sono tutti esempi di comportamenti scorretti, che possono persino degenerare in episodi di violenza fisica o psicologica.

Alcune ricerche hanno dimostrato come proprio un cattivo rapporto con il supervisore sia tra le principali cause degli altissimi livelli di stress, con conseguenti disturbi psicologici (tra cui la depressione) che colpiscono quasi il 50% dei dottorandi.
Inoltre, occorre segnalare un diffuso problema di ignoranza, da parte dei supervisori, delle norme che disciplinano il dottorato e delle pratiche burocratiche relative al percorso dottorale, fatto che può causare abusi anche involontari e inutili complicazioni a danno del dottorando.
 

Cosa vogliamo fare

Crediamo sia necessaria l’istituzione a livello nazionale di meccanismi di tutela per i dottorandi e per i supervisori. In particolare, pensiamo sia necessario prevedere tempistiche stringenti e criteri chiari per l’assegnazione del supervisore. Vogliamo che sia previsto, nel momento in cui viene assegnato il supervisore, un accordo basato sui principi della Carta europea dei ricercatori. Tale strumento fornirebbe una guida alle buone pratiche e fisserebbe per iscritto alcuni impegni minimi, tutelando entrambe le parti. L’accordo dovrebbe anche indicare con chiarezza in che modo il dottorando potrà terminare serenamente il corso anche nel caso in cui la relazione con il suo supervisore venga interrotta, sia a causa di abusi, sia a seguito di trasferimenti o pensionamento del docente.

Il Ministero dovrebbe poi garantire a coloro che si apprestano a svolgere attività come supervisori, momenti di aggiornamento e formazione adeguati. Tali attività dovrebbero includere una formazione sugli aspetti didattici, sulla spinosa e delicata questione del benessere psicologico dei dottorandi, sulle normative che regolano il dottorato e sulle pratiche burocratiche più rilevanti (es. autorizzazione alle missioni, pratiche relative alla consegna e discussione della tesi, etc.).

Infine, deve essere garantito l’accesso a uno strumento sicuro per denunciare gli abusi senza esporsi al rischio di repressioni o abusi di potere, come ad esempio attraverso il whistleblowing.

 

LEGGI TUTTO IL PROGRAMMA DELL'ADI PER IL CNSU

SCOPRI CHI E' GIUSEPPE NAGLIERI