Approvata misura di proroga non retribuita per il XXXIV ciclo

Le bozze del Decreto Sostegni-ter approvato nella mattinata odierna dal Governo italiano contengono all’art. 18 (“Misure urgenti per la scuola, l’università e la famiglia”) due commi relativi ad una ulteriore proroga di tre mesi senza oneri per la finanza pubblica per dottorandi e dottorande che abbiano già fatto richiesta della precedente proroga e che concludano il proprio dottorato nell’A.A. 2020-2021. In attesa della pubblicazione del testo approvato, anche a seguito di dichiarazioni provenienti da esponenti politici, riteniamo altamente probabile che i due commi siano stati mantenuti nella versione definitiva e dunque abbiano forza di legge.

Siamo ben consapevoli delle difficoltà incontrate da colleghe e colleghi del XXXIV ciclo in questi anni di pandemia e abbiamo sempre sostenuto la necessità delle proroghe. Tuttavia, rileviamo con disappunto come in un provvedimento particolarmente oneroso quale il Sostegni-ter, che prevede uno scostamento di bilancio di circa 1 mld, non siano state trovate risorse per finanziare i tre mesi di proroga, creando un pericoloso precedente: la Ricerca, secondo il Governo, può essere compiuta gratuitamente, senza una giusta retribuzione. Parrebbe di sì, se a questo aggiungiamo certi aspetti della recentemente approvata Riforma del dottorato di ricerca, come il mantenimento del dottorato senza borsa e l’introduzione delle proroghe non retribuite per chi ne faccia richiesta.

Si tratta di un provvedimento eccessivamente tardivo: concedere la proroga in un momento in cui molti hanno già consegnato la propria tesi, e tanti altri sono in procinto di depositarla, rischia di essere più problematico che risolutivo. Ci chiediamo perché le forze politiche e i/le parlamentari che hanno sostenuto questo provvedimento e lo stanno celebrando nei propri profili social non hanno appoggiato la nostra richiesta di 6 mesi retribuiti avanzata un anno fa, accontentandosi di un provvedimento pilatesco che non risolve i problemi, il tutto sulla pelle di chi fa ricerca.

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