Oltre l'accademia: alcune strategie per prepararsi ad una carriera fuori dall'università

Oltre l'accademia: alcune strategie per prepararsi ad una carriera fuori dall'università

Il dibattito sulla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca in campi diversi dalla carriera accademica è attivo in Italia da molti anni, complice il taglio dei finanziamenti al settore universitario, che ha determinato una fortissima contrazione del personale accademico e delle risorse disponibili per l'assunzione di ricercatori in formazione. In parallelo alla richiesta di maggiori fondi ed attenzione alla ricerca scientifica, battaglia che resta per noi centrale, già nel 2005 ADI ha portato la questione all'attenzione dell'opinione pubblica con il libro "Cervelli in Gabbia: disavventure e peripezie dei ricercatori in Italia", che racconta di come il sistema Italia sia da anni in "ostaggio di un meccanismo che non sa trarre profitto dai propri investimenti formativi".

Nel corso della V Indagine ADI su dottorato e Post-Doc ADI ha individuato tre fronti principali per la valorizzazione del dottorato di ricerca nel tessuto sociale italiano: la scuola, la pubblica amministrazione e l'impresa. L'esplorazione compiuta su questi tre mondi ci ha restituito un'immagine dai toni cupi: bandi che ignorano il più alto titolo di studio dell'ordinamento italiano, scarsa conoscenza del dottorato da parte dei dirigenti e degli imprenditori, e una diffusa sensazione, da parte dei colleghi, di aver perduto anni in un percorso di utilità quasi nulla ai fini lavorativi.

Una situazione intollerabile, che ha spinto ADI ad impegnarsi fin da subito con proposte concrete ed ambiziose, indirizzate all'accademia e ai decisori politici, per fare in modo che i mondi della scuola, della pubblica amministrazione, dell'impresa e dell'accademia inizino a parlarsi. Scopo delle nostre proposte è far sì che la mobilità tra questi settori non sia più un miraggio, ma un'opportunità concreta. Per chi voglia approfondire, qui i link alle nostre proposte su scuola, pubblica amministrazione e impresa.

Se negli altri paesi europei il titolo di dottore di ricerca ha generalmente un più alto riconoscimento sociale, questo non significa che per i nostri colleghi la scelta di una carriera lavorativa sia più semplice. Spesso la decisione di cercare un futuro al di fuori dell'accademia assume lo stigma di un fallimento professionale, piuttosto che essere vista come la legittima scelta di chi decide di portare il proprio contributo di conoscenza in altri settori della società. Un recente articolo di Philipp Kruger su Nature ci dà l'occasione di riflettere sul tema, proponendo alcune strategie che dottorandi e docenti possono adottare per far sì che il dottorato sia un trampolino di lancio verso un'ottima carriera professionale. Ve lo proponiamo qui sotto in traduzione.

 


Lasciare l’accademia non è un fallimento

Ecco come i dottorandi possono prepararsi per un carriera fuori dall’università, e come i loro docenti possono aiutarli.

di Philipp Kruger

Come dottorando al mio ultimo anno, trovo molto frustrante dover costantemente pensare alle tristi prospettive di lavoro in università. Le scarse opportunità di proseguire il lavoro nella ricerca contribuiscono ad aumentare la pressione sui dottorandi e a rendere tutti noi più ansiosi e depressi (T. M. Evans et al. Nature Biotechnol. 36, 282–284; 2018). La comunità scientifica può contribuire a risolvere questo problema cambiando la prospettiva con la quale guardiamo al dottorato. Cominciando da una semplice verità: i ricercatori che lasciano l’accademia non sono dei falliti.

Dottorandi e docenti devono pensare il dottorato come formazione al pensiero scientifico, indispensabile per una vasta gamma di carriere lavorative. Accettando che quella accademica non sia l’unica carriera possibile al termine del dottorato, potremmo cambiare una definizione di successo che mostra molti limiti. Passeremmo così da una cultura del fallimento a una più sana e positiva cultura dell’iniziativa scientifica.

È stato difficile per me individuare la carriera che meglio si adattasse alla mia personalità, alle mie competenze, priorità, ambizioni e interessi, specialmente perché la maggior parte delle persone attorno a me considerano la carriera accademica come naturale sbocco del dottorato. Ma noi dottorandi abbiamo l’obbligo di guardare al nostro futuro professionale. Molti di noi, sicuramente, sono mossi dall’entusiasmo della scoperta e assaporano la libertà di inseguire le proprie curiosità nell’ambito universitario.

Tuttavia, durante il percorso di dottorato alcuni di noi scoprono che nel lavoro dei propri sogni l’enfasi sarà posta sull’uso di competenze interpersonali e comunicative, sull'esercitare un maggiore impatto sulla società e ottenere riconoscimenti economici,  sulla sicurezza del lavoro oppure su orari che permettano di equilibrare lavoro e vita privata. La nostra scelta dovrebbe essere il risultato di una decisione consapevole, piuttosto che dell’assenza di opportunità. E ciò non dovrebbe avere nulla a che fare con la percezione o la paura del “fallimento”.

 

Cosa possono fare i dottorandi

Per prendere una decisione ragionata sul proprio futuro professionale, i dottorandi dovrebbero prendere l’iniziativa ed essere proattivi. Qui vi racconto cosa ha funzionato per me e cosa penso che i miei colleghi potrebbero fare.

Comprendi le tue preferenze. Un dottorato offre l’opportunità di fare varie esperienze,  come condurre esperimenti in laboratorio, tenere dei seminari o supervisionare  studenti. Ho trovato utile annotare ogni qualvolta uno di questi compiti risultasse per me particolarmente entusiasmante, piacevole, stressante, noioso o frustrante. Nell'arco di quattro anni questo mi ha aiutato a capire quali compiti avrebbero dovuto far parte del mio futuro lavoro. Per esempio, in questo modo ho scoperto che  discutere e presentare dati mi piace molto più che raccoglierli in laboratorio.

Sviluppa una gamma di competenze.  È stato importante per me sviluppare attivamente dall'inizio del mio dottorato competenze trasferibili, come  lavoro in gruppo, gestione del lavoro degli studenti, gestione dei progetti e del tempo, competenze nella scrittura, parlare del mio lavoro alle conferenze. Ulteriori competenze possono essere apprese con attività al di fuori del laboratorio, nell’organizzazione di eventi, nell’insegnamento, o nell’impegno sociale.. Ad esempio, io insegno immunologia in diversi corsi all’università di Oxford e ho partecipato all’organizzazione di conferenze per la “British Society for Immunology”.

Guardati attorno. Non è semplice come dovrebbe essere, ma ho scoperto che il servizio placement dell’università è un buon punto di partenza. Questi servizi organizzano regolarmente incontri con i dottorandi che hanno dubbi sul loro futuro ruolo, e possono aiutare nell’autovalutazione e nell'abbinare abilità e preferenze a specifici ruoli lavorativi. Leggo anche gli annunci di lavoro per capire che tipo di posizioni siano disponibili e che tipo di capacità siano più richieste dai datori di lavoro. Un’altra risorsa utile sono gli eventi pubblici di matching, dove è possibile incontrare potenziali datori di lavoro; in questo contesto ho trovato offerte di lavoro di cui non avevo mai letto online.

Confrontati con chi già lavora nel settore. Non dipendere solo dagli articoli online o dai blog per capire cosa ci si può aspettare da un certo ruolo lavorativo. Per quanto mi riguarda, ho ottenuto alcune delle informazioni più importanti proprio parlando con le persone che ricoprono quel determinato ruolo. Mi sono accorto che coloro che hanno deciso di lasciare l’accademia per altre professioni sanno quanto sia difficile e sono disponibili ad organizzare incontri per raccontare il loro  percorso. Seminari di questo tipo sono spesso organizzati dai dottorandi, e tu stesso potresti provare ad organizzarne uno. Nel mio dipartimento, organizziamo quattro incontri di questo tipo all’anno. Puoi usare questo articolo per proporre la stessa iniziativa al tuo dipartimento.

Intreccia la tua rete. Ho scoperto presto che un profilo LinkedIn è un ottimo modo per tenere traccia delle connessioni sociali e fornire informazioni professionali. Scrivendo alle persone con cui si è parlato a seminari e conferenze, è più probabile che siano disponibili a fornire consigli o informazioni sulle loro esperienze professionali. Ad esempio, molti esperti di job placement mi hanno illustrato i dettagli della loro strategia di ricerca di lavoro, parlato delle aziende che avrebbero preso in considerazione e molto altro.

Organizza un tirocinio. Usa i tuoi contatti, quelli del tuo supervisore o contatta via email altre persone per cercare tirocini od opportunità di apprendistato. A febbraio, ho trascorso una settimana presso Nature Immunology (dopo aver incontrato un redattore ad una conferenza) e questo è stato sufficiente a farmi comprendere la routine giornaliera del lavoro. Sono stato coinvolto nella preparazione di articoli, ho scritto una recensione e identificato dei reviewer appropriati per un articolo. In più, ho parlato con persone dell’azienda e ho appreso informazioni circa il loro ruolo: per esempio ho scoperto la differenza tra primary-journal e review-journal editors.

 

Cosa possono fare i docenti

Per una libera e spontanea esplorazione di diverse opzioni di carriera è necessario un  ambiente lavorativo che incoraggi i dottorandi a dedicare del tempo alla ricerca del lavoro e che aiuti attivamente i dottorandi a reperire le informazioni rilevanti. Tuttavia è probabile che molti docenti non conoscano i percorsi professionali non accademici e non abbiano forti incentivi a fornire ai dottorandi accesso a tali informazioni. Di conseguenza, solo un terzo dei rispondenti al Nature’s 2017 Graduate Student Survey riportano di aver ricevuto consigli utili dai loro supervisori riguardo percorsi di carriera fuori dall’università.

Quando sono stato coinvolto nell’organizzazione del Medical Sciences Careers Day for PhD students nel 2016 presso l’Università di Oxford, alcuni suggerirono di invitare relatori accademici per  offrire un’immagine più completa. Ma i dottorandi hanno già numerosi modelli di ruolo nel loro ambiente universitario e un solido accesso alle informazioni riguardo i percorsi di carriera accademica. E lo scopo principale di eventi come questo è fornire informazioni alle quali normalmente i dottorandi non accedono, e dunque correggere il disequilibrio di informazioni che già esiste.

Credo che i corsi di dottorato e i singoli supervisori abbiano la responsabilità di aiutare i dottorandi a trovare la  strada giusta, e conosco molti responsabili di gruppi di ricerca che considerano ciò come parte del ruolo di mentore. Il responsabile di un gruppo di ricerca può compiere numerose azioni  utili a supportare i propri dottorandi.

Supportare lo sviluppo professionale dei dottorandi. Offrire ai dottorandi opportunità di insegnare, supervisionare, moderare incontri di ricerca, gestire collaborazioni e scrivere articoli o domande per i finanziamenti. Nella mia esperienza ciò è già ampiamente praticato, ma alcuni responsabili di gruppi di ricerca non comprendono l’importanza di questi percorsi di formazione per i dottorandi. Ho imparato di più quando ho dovuto sviluppare una certa competenza - ad esempio fare pratica per una importante presentazione - e ricevuto dei riscontri. Si può formalizzare tutto ciò in un appuntamento regolare e discutere con i dottorandi cosa hanno apprezzato e in cosa necessiterebbero di più pratica.

Costruire un ambiente di lavoro flessibile. Tra i dottorandi che ho incontrato, quelli che hanno sviluppato un chiaro piano di carriera entro la fine del dottorato di ricerca provengono di solito da gruppi di ricerca che coltivavano un ambiente flessibile e con bassi livelli di pressione. Incoraggiate i dottorandi a prendersi del tempo per attività extracurricolari che costituiranno per loro esperienze utili. Sono stato fortunato  ad aver avuto l'opportunità di provare varie esperienze, ma conosco altri che si sentono costretti a stare in dipartimento tutto il giorno e tutti i giorni.

Incoraggiare le esperienze lavorative. Alcuni programmi di dottorato includono l'opzione, e talvolta proprio il requisito, di realizzare uno stage al di fuori del mondo accademico, e penso che questa sia una grande idea. Alcuni miei amici sono stati coinvolti per tre mesi nella scrittura di una proposta politica presso l'Organizzazione Mondiale della Sanità e altri hanno realizzato documentari scientifici per la BBC. Tutti quelli che conosco e che hanno fatto uno stage hanno apprezzato molto tale esperienza, e i supervisori potrebbero sostenere questa pratica, illustrandola ai loro dottorandi e fornendo, ad esempio, contatti in settori coerenti con la disciplina.

Mostrare supporto. Probabilmente la cosa più importante che i docenti possono fare è mostrare apertamente supporto ai membri del team che un giorno potrebbero uscire dal mondo accademico. Ad esempio, nella pagina del gruppo di ricerca si può sottolineare l’importanza dello sviluppo professionale dei membri del team di ricerca. Si potrebbe fornire anche un elenco aggiornato degli ex-dottorandi del team per mostrare orgoglio nei confronti dei loro risultati. I potenziali dottorandi e post-doc apprezzeranno molto tal modo di porsi su questo tema.

 

Il valore del dottorato di ricerca

L’ultimo aspetto della cultura del fallimento, con i suoi effetti su dottorandi e postdoc, è il diffuso malinteso secondo cui un dottorato è utile solo per la carriera accademica. O, detto in altre parole, che se lasci il mondo accademico, tua madre penserà che hai perso tempo a fare un dottorato. Forse tu stesso la pensi in questo modo.

Sappiamo che la maggior parte dei dottori di ricerca alla fine passa ad altre carriere, ma hanno tutti perso tempo? Assolutamente no. Le capacità che state acquisendo (o avete acquisito) durante un dottorato sono molto ricercate dai datori di lavoro oltre che dall’università. Siete incredibilmente resilienti, laboriosi e motivati. Prendete decisioni basate su fatti, sapete interpretare dati, comunicare concetti complessi in modo chiaro, siete capaci di lavorare in team e sapete stabilire le priorità delle attività. E avete (o avrete presto) un titolo che certifica tutto questo.

Avete buoni motivi per essere ottimisti riguardo alle vostre prospettive di lavoro.

Personalmente, non mi pentirò mai di aver fatto il mio dottorato, indipendentemente dal mio futuro percorso di carriera.

Nature 560, 133-134 (2018)

doi: 10.1038/d41586-018-05838-y

 

Un sentito ringraziamento a Francesca Amenduni, Erica Cecchinato e Sara Pilia per il loro impegno nella traduzione di questo articolo.