LGBTQIA e Ricerca: No alle discriminazioni

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In occasione della Giornata mondiale contro l’omobitransfobia, l’Equality Working Group di Eurodoc ha realizzato un’intervista a tre colleghi di diversi Paesi europei (Italia, Germania e Polonia) per fare il punto della situazione sulle discriminazioni delle persone LGBTQIA nelle università e nel mondo della ricerca. Fra gli intervistati anche il nostro Luca Dell’Atti, membro della segreteria nazionale che ha parlato delle battaglie di ADI nella lotta alle discriminazioni. Riportiamo di seguito la traduzione in italiano dell'intervista.

 

La Giornata internazionale contro Omofobia, Transfobia e Bifobia vuole accrescere la consapevolezza della diffusa discriminazione contro lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali (LGBTQIA).
Il gruppo di lavoro di Eurodoc sulle pari opportunità lavora per supportare i ricercatori in fase iniziale di carriera (Early Career Researchers, ECRs) che vivono esperienze di esclusione a causa della loro “diversità”.
La discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’espressione di genere è spesso correlata a violenza, isolamento e invisibilità, quando le persone scelgono di nascondere la propria identità sessuale per evitare l’esclusione. Tali problemi nel contesto lavorativo possono avere un grave impatto sulla produttività dei ricercatori, sul loro benessere psicologico e, alla fine, spingerli fuori dall’università. 

In occasione della Giornata internazionale del 17 maggio, vogliamo portare l’attenzione sulla condizione delle persone LGBTQIA all’interno della comunità dei ricercatori europei, esplorando le esperienze personali di alcuni ricercatori in diversi contesti geografici.
In questo articolo,abbiamo chiesto a tre ricercatori di raccontarci quali sono le maggiori sfide alle pari opportunità per i ricercatori LGBTQIA nei propri Paesi, e di condividere con noi alcune best practices.
Sono Luca dall’Italia, Marianna dalla Germania Maciej dalla Polonia.

LUCA: In Italia non esiste una legislazione specifica sulla discriminazione contro i ricercatori LGBTQIA, anche se ci sono delle norme relative al mobbing e alla discriminazione nell’amministrazione pubblica, che include anche le università. 

All’interno di questo quadro, ogni università deve designare un comitato il garanzia (il ‘CUG’), che include rappresentanti degli studenti, dei ricercatori precari, e di ricercatori e docenti strutturati. Questo comitato ha il diritto di avanzare proposte e consigliare il Senato accademico sui temi dell’uguaglianza di genere, neutralità di genere e discriminazioni legate all’orientamento di genere.
Un ruolo ancora più importante nell’assicurare la qualità della vita universitaria è ricoperto da diverse associazioni - come ADI, l’Associazione dei Dottorandi e Dottori di ricerca in Italia - che rappresentano gli interessi dei membri delle stesse categorie accademiche rappresentate nel CUG.
ADI da anni spinge il governo nel rivedere la legislazione nazionale contro la discriminazione, e chiede garanzie per i colleghi anche in tema di parità di genere.
ADi supporta direttamente i ricercatori, aiutandoli a gestire le discriminazioni, offrendo supporto legale e psicologico. 

 

MARIANNA: In primo luogo, è difficile per me definire cosa sia “il mio Paese”, perché come molti ricercatori mi sposto frequentemente in Paesi diversi. Sono una cittadina polacca che ha finito il dottorato in Ungheria e da quel momento in poi ho avuto posizioni di ricerca e insegnamento in Austria, Repubblica Ceca, e più recentemente, in Germania. Questa elevata mobilità è stata probabilmente la sfida più grande per me, perché adattarsi a diversi contesti legali e sociali da persona apertamente queer è dura. Negli ultimi due anni, ho lavorato in un istituto di ricerca a Berlino dove ho trovato un’infrastruttura per le pari opportunità solida e di supporto. Oltre a organi ufficiali come l’Equal Opportunities Officer presente sia al livello della Max Planck Society (MPS) che a quello del mio istituto, c’è un’associazione per i postdoc, PostdocNet, con un gruppo di lavoro speciale su Pari opportunità e diversità. I dottorandi sono rappresentati all’interno della Max Planck PhDnet, che ha anche un Equal Opportunities Group attivo. Inoltre, come membri LGBTQIA della MPS, abbiamo un network informale chiamato MPQueer che è stato molto attivo nella lotta per rendere la MPS un luogo di lavoro più inclusivo verso le persone queer, ad esempio adottando un linguaggio neutro (gender-neutral). In generale, i sindacati tedeschi, e in particolare quelli dedicati ai settori dell’educazione e della scienza, supportano le pari opportunità per i dipendenti LGBTQIA.

 

MACIEJ (nome di fantasia): L’attuale situazione dei ricercatori LGBTQIA in Polonia, vista dall’estero, non sembra molto promettende. Secondo la più recente indagine dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali, oltre il 70% degli intervistati LGBTQIA in Irlanda, Malta e Finlandia affermano che l’intolleranza è diminuita, mentre in Polonia il 68% afferma che sia aumentata.
Nonostante ciò, la mia situazione personale come ricercatore in un’università pubblica in Varsavia è migliore e più stabile rispetto ai risultati di questa indagine.
La mia università, insieme ad altre 142 organizzazioni polacche, ha approvato la Carta Europea dei Ricercatori, e il regolamento interno della mia università proibisce esplicitamente la discriminazione legata all’orientamento sessuale.
Nonostante indagini e statistiche preoccupanti, la maggioranza delle persone LGBTQIA polacche lavora e vive una vita normale, con il supporto generale della società. È un segno che un cambiamento positivo in Polonia non è mai stato più vicino.

 

Commento conclusivo
Nel 2019, Eurodoc ha partecipato a una High level Conference sull’avanzamento delle pari opportunità per le persone LGBTQIA nell’UE. In quell’occasione, abbiamo evidenziato la nostra preoccupazione sulla situazione dei ricercatori LGBTQIA, le cui opportunità di mobilità si stavano riducendo a causa di un crescente ostilità in diversi Paesi, con alcuni di essi che annunciavano delle LGBT-free zones.
Anche se alcuni ricercatori LGBTQIA percepiscono che la propria situazione stia migliorando (con un crescente numero di posti di lavoro che diventano più inclusivi), una recente indagine indica che un terzo di loro ha pensato di lasciare il proprio lavoro..
Transgender and persone di genere non-binario sono le più tormentate (32%) e discriminate (36%) all’interno della comunità LGBTQIA, e sul posto di lavoro vivono bullismo, pregiudizio, comportamenti escludenti e violenza fisica. Nonostante ciò, la situazione delle persone LGBTQIA in Europa varia molto e abbiamo notizia di numerose buone pratiche, che i nostri intervistati hanno menzionato.
Da queste, evidenziamo l’importanza delle leadership delle istituzioni, che hanno un ruolo cruciale, dato che possono implementare regolamenti per prevenire e sanzionare gli abusi. Ciò che appare incoraggiante è il fatto che molti luoghi di lavoro, le università in primo luogo, e lo staff sembrano molto più d’aiuto alla comunità LGBTQIA di quanto certe preoccupanti narrazioni politiche suggeriscano.
I network universitari LGBTQIA, formali e informali, e le associazioni dei ricercatori dal canto loro possono lottare per politiche di parità e offrire uno spazio per condividere le difficoltà, immaginare il cambiamento e lottare per esso.

Se vuoi condividere la tua esperienza con noi, e vuoi contribuire attivamente al lavoro di Eurodoc contro la discriminazione nella ricerca, scrivi a equalityateurodoc [dot] net.

 

Luca Dell’Atti è cultore della materia presso l’Università di Bari, dove ha conseguito un dottorato in Diritto costituzionale nel marzo del 2019. È autore di un libro e diversi articoli su federalismo, regionalismo e relazioni inter-governative. E’ avvocato e membro della segreteria nazionale dell’ADI..
Marianna Szczygielska è ricercatrice al Max Planck Institute for the History of Science di Berlino. Si è dottorata in Comparative Gender Studies alla Central European University di Budapest.
Maciej (anonimo) è un dottorando in Social Science di Varsavia. is a 34-year old doctoral candidate in Social Sciences from Warsaw, Poland.