Fix the PhD: ADI scrive al Ministro Fedeli sulla revisione del DM 45/2013

Fix the PhD: ADI scrive al Ministro Fedeli sulla revisione del DM 45/2013

Pubblichiamo la lettera inviata dall'ADI nella giornata di ieri, giovedì 15 febbraio, al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca On. Valeria Fedeli, in merito all'annunciata riforma del DM 45/2013 che regola l'accreditamento e lo svolgimento dei corsi di dottorato in Italia. Con la lettera ADI intende illustrare al ministro una serie di proposte utili a migliorare le condizioni di formazione e di lavoro per tutti i dottorandi e a garantire per loro maggiori diritti in tutti i diversi aspetti di pertinenza del regolamento ministeriale.

 


Alla cortese attenzione

dell’On. Ministro Sen. Valeria Fedeli

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

 

Onorevole Ministro,

Lo scorso 5 dicembre, in occasione della presentazione della VII Indagine Annuale ADI su Dottorato e Post-Doc, il capo Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca del MIUR Marco Mancini ha annunciato che il ministero sta predisponendo una revisione complessiva della normativa che disciplina l’accreditamento dei corsi di dottorato. Qualche settimana dopo, ANVUR ha inviato il proprio parere sulle proposte di revisione al Ministero secondo l’iter previsto e ora la versione finale del regolamento recante modifiche al D.M. 8 febbraio 2013, n.45 sta per completare il proprio percorso ed essere approvata.

Con la campagna #laborsaelavita abbiamo chiesto un impegno alle forze politiche e al Ministero per migliorare le condizioni di formazione e di lavoro per tutti i dottorandi. In particolare, pensiamo che i nostri corsi di dottorato sarebbero più competitivi e al passo con gli standard europei se il Ministero prendesse in considerazione i seguenti punti:

  • L’introduzione di un budget per la mobilità internazionale dei dottorandi senza borsa, secondo quanto già raccomandato dalle linee guida per l’accreditamento dell’ANVUR (aggiornate al febbraio 2016), e sostenuto dalla mozione approvata nell'ultima seduta del CNSU. Ad oggi, infatti, le opportunità formative dei dottorandi italiani sono differenziate in base alla percezione della borsa di studio. All’interno di uno stesso corso di dottorato, quindi, chi percepisce la borsa ha riconosciuto un sussidio per ampliare il proprio bagaglio di conoscenze, fare network e confrontarsi con docenti di altri sistemi accademici, chi è senza borsa, purtroppo, no. Una differenza sicuramente inaccettabile sul piano dei diritti, ma ancor di più se si pensa alla sua influenza sulle future carriere (accademiche e non) dei dottorandi. Il D.M. 29 dicembre 2017, n.1047, che disciplina l’utilizzo e la ripartizione del Fondo per il Sostegno ai Giovani, prevede risorse per questa particolare fattispecie. Crediamo che sia fondamentale mettere in comunicazione gli strumenti già disponibili, inserendo un preciso riferimento nel nuovo regolamento rispetto al riconoscimento di un contributo per mobilità all’estero per dottorandi senza borsa.

  • La reintroduzione della possibilità di ottenere una proroga nella consegna della tesi su richiesta dei dottorandi. Nominalmente i dottorandi hanno tre anni per completare l’elaborato, ma in realtà il periodo effettivo è minore, in virtù dell’organizzazione dei corsi, solitamente divisi tra un anno dedicato a lezioni e studio per indirizzare, definire e decidere il proprio indirizzo di ricerca e due anni dedicati alle restanti attività. Ma cosa succede se elementi esterni, non riconducibili alla volontà del dottorando, rallentano il percorso di ricerca? Cosa succede se il materiale per gli esperimenti tarda ad arrivare, deve essere sostituito perchè si deteriora, o si ha difficoltà nel reperimento di dati? Ad oggi l’ultima spiaggia è rappresentata dalla consegna di un elaborato parziale, magari non della qualità auspicata, nella speranza che i revisori esterni “rimandino” l’elaborato a successive integrazioni. Tutto ciò è paradossale: perché chiedere ai valutatori di giudicare un elaborato incompleto, che il dottorando stesso riconosce non ancora completo? Siamo convinti che in questi casi sarebbe meglio permettere al dottorando, in accordo con il proprio supervisore, di chiedere un periodo extra per completare e consegnare un elaborato scientificamente solido e di qualità.

  • L’introduzione di tempi certi per la valutazione della tesi. Ad oggi non sono garantiti tempi certi per la valutazione della tesi di dottorato da parte dei revisori. È vero però che molti collegi dei docenti si impegnano a contrattare tempi “accettabili” con gli stessi, in modo da garantire certezza nelle tempistiche tra consegna e discussione finale. La previsione di un tempo limite, per esempio tra i 30 e 60 giorni, garantirebbe certezza nelle tempistiche delle procedure per concludere il dottorato di ricerca.

  • L’esenzione dal pagamento di ogni forma di contribuzione universitaria per i dottorandi con borsa, estendendo la misura approvata nella scorsa finanziaria grazie all'impegno di ADI. Le tasse sui dottorandi (con o senza borsa) sono una vera e propria “tassa sul talento”, che genera un gettito irrisorio rispetto ai bilanci degli atenei. L’attrattività di un corso di dottorato non dipende solo dall’importo della borsa o dalla qualità della formazione alla ricerca ricevuta, ma anche dai costi accessori che i dottorandi devono sostenere. Tale previsione ha già trovato spazio nel nostro ordinamento, in particolare con il D.M. 30 aprile 1999, n.224.

Pensiamo che al momento le questioni sopracitate non siano state affrontate appieno e ci sia ancora spazio per fare e fare bene, per fornire un buon regolamento ai dottorandi del nostro paese per gli anni a venire. ADI si augura che il Ministero accolga le precedenti richieste nel quadro della revisione del D.M. 8 febbraio 2013, n.45 e della normativa sull’accreditamento dei corsi di dottorato.

 

Giuseppe Montalbano

Segretario Nazionale ADI

Matteo Piolatto

Rappresentante dottorandi CNSU e CUN, Segreteria nazionale ADI